Opera in due atti
Libretto di E. Schikaneder
Musica di W. A. Mozart

INTERPRETI:
Sarastro: Carlo Malinverno
Tamino: Luca Canonici
Papageno: Francesco Facini
Regina della notte: Natalia Lemercier
Pamina: Scilla Cristiano
Prima Dama: Amalia Scardellato
Seconda dama : Eva Mabellini
Terza dama: Cristiana Fogli
Monostatos: Antonio Pannunzio
Papagena: Maria Gaia Pellegrini
Oratore: Stefano Rinaldi Emiliani
1° Armigero, 2° Sacerdote: Tiziano Barbafiera
1° Sacerdote, 2° Armigero: Stefano Rinaldi Emiliani
Genietti: Emma Balsamo, Giacomo Menghetti, Leonardo Macchiavelli

Direttore d’ orchestra : Bruno Nicoli
Regia : Aldo Tarabella
Scene : Nicola Visibelli
Assistente scenografa: Elena Bianchini
Ideazione e realizzazione maschere: Elena Bianchini
Costumi : Lise Pedersen
Luci: Alessandro Ruggiero
Maestro del coro : Maurizio Preziosi
Maestro del coro di voci bianche: Viviana Apicella
Orchestra, coro, coro di voci bianche : OperaFestival

Chiusino, Abbazia di San Galgano, 18-22-28 giugno e 4 Luglio 2008.

Davvero suggestiva la rappresentazione de Il flauto magico di Mozart nella splendida cornice dell’Abbazia di San Galgano: la cattedrale a cielo aperto, circonfusa di fascino e magia, ha dato un tocco di mistero e malia ad uno dei capolavori operistici più conosciuti al mondo.
Opera andata in scena per la prima volta il 30 settembre del 1791 al Theater auf der Wieden di Vienna , su libretto di E.Schikaneder, rappresenta la sintesi estrema della magistrale sapienza di W.A.Mozart.
Singspiel , ossia opera che unisce al cantato il recitativo, narra del viaggio iniziatico di Tamino, principe giapponese, verso la conoscenza di un sapere superiore, cammino intrapreso grazie all’amore, quel liebe struggente cantato nella Bidnisarie della Scena quarta del primo Atto, ripetuto ben sei volte, insieme ai clarinetti, strumento che sottolinea i momenti più intensi, in una frase che tende e trascolora in un salto di VI ascendente, per poi ricadere su una VII discendente.
Si tratta infatti di un cammino dalle tenebre, ossia il Regno della Regina della Notte, verso la luce della sapienza, ossia il Regno di Sarastro.
E’solo attraverso l’armonia in quanto amore, ricomposizione del principio femminile e maschile, che si potrà iniziare la ricerca alchemica della felicità.

Ihr hoher Zweck zeigt deutlich an,
Nichts Edlers sei als Weib und Mann.
Mann und Weib und Weib und Mann
Reichen an die Gottheit an (atto I, Scena 14).

L’opera, infatti, seppur Zauberoper, nasconde dietro la leggerezza della fiaba una fitta trama di elementi massonici, ermetici, velati riferimenti a leggende e miti, antichi quanto la stessa Umanità, ricevuti sia da Mozart che da Schikaneder dal metodo e dagli insegnamenti della Libera Muratorìa della Loggia massonica alla quale appartenevano.
La simbologia massonica compare fin dall’ ouverture : troviamo una misteriosa introduzione, che verrà riproposta a metà opera, in mi b maggiore , tonalità con tre bemolli in chiave. Ecco dunque comparire subito il tre, numero perfetto, riproposto nel dreimalige Akkord dal fascino misterioso. Ancora tre sono: le damigelle della Regina della Notte, i genietti che consiglieranno e proteggeranno il cammino di Tamino, i Templi ai quali giunge Tamino (“Tempio della Saggezza”, “Tempio della Ragione”, “Tempio della Natura”), i sei (multiplo di tre) leoni che trainano il cocchio trionfale di Sarastro.

La scena si apre su un nuovo simbolo massonico: il serpente , che rappresenta il “demone” di Tamino , ma allude anche ad una certa capacità di rigenerazione essendo legato al rinnovamento dei cicli stagionali.
Implorando pietà, Tamino sviene: la morte simbolica si fa preannuncio di quell’ anamnésis che si rivelerà solo quando, governando la propria vita sotto il segno dell’armonia, il protagonista dell’opera avrà intuito la via per assurgere alla dignità degli Dei. Si tratta della medesima morte e rigenerazione che coglierà più avanti Papageno (nella scena quinta dell’Atto secondo), anche se l’uccellatore “sempre allegro”, da vero e proprio naturmensch , si accontenterà di completarsi nell’amore con la sua Papagena, senza ambire ad entrare nel Regno degli Illuminati.
Da riconoscere a Papageno, comunque, la capacità tutta intuitiva di cogliere grandi verità, come la presenza di quel schwarzdurchwebten Schleier , vero e proprio Velo di Maya, del quale Tamino prenderà atto solo nella scena 15 dell’Atto I.
Ancora, il flauto d’oro , simbolo dell’arte stessa, la musica, e del suo ethos, potere curativo e consolatorio, capace di placare l’animo:

O so eine Flöte ist mehr als Gold und Kronen wert,
Denn durch sie wird Menschenglück und Zufriedenheit vermehrt .

A tale dono si riallaccia il mito di Orfeo: Tamino, proprio come il mitico personaggio, è capace, grazie al suo flauto d’oro, d’intervenire nella natura, d’influenzare l’animo umano, raggiungendo le sfere celesti e placando le bestie feroci:

Wie stark ist nicht dein Zauberton,
Weil, holde Flöte, durch dein Spielen
Selbst wilde Tiere Freude fühlen. (Atto I, Scena 15)

Troviamo poi un nuovo ingrediente dell’Orfismo, l’amore cieco: l’intelletto, la vista, priva l’uomo della sapienza, la stessa etimologia del termine “iniziato” attinge dal verbo muoùëevol, “chiudere gli occhi”, poiché come afferma Platone nel Simposio:

Gli occhi della mente cominciano a vedere chiaramente quando gli occhi del corpo cominciano ad offuscarsi.

Così Tamino e Papageno all’inizio del loro viaggio vengono incappucciati dai sacerdoti di Sarastro.

Le scene, curate dall’artista fiorentino Nicola Visibelli, sono allestite in armonia e simbiosi con lo spazio dell’Abbazia, sobrio e solenne al contempo.
Vera rivelazione si è dimostrato il basso Francesco Facini, Papageno comico e ilare, dai toni caldi e sicuri, capaci di sostenere la tensione dell’intera azione scenica.
Non da meno Scilla Cristiano, Pamina ora dolce ora drammatica ora sicura nel raggiungimento dell’amore supremo, in magnifici duetti sia con l’amato Tamino, il superbo tenore Luca Canonici, sia nell’inneggiare all’amore coniugale con l’uccellatore Papageno.
Centro nevralgico della rappresentazione l’aria della Regina della Notte, cantata dalla virtuosa Natalia Lemercier, madre inumana, terribile, femminilità tutta negativa e volta all’oscurità, che con vocalizzi inumani in Re minore , tonalità per eccellenza legata alla morte ( si pensi al Requiem e al Don Giovanni ) raggiunge vette inumane e fredde come lamine di cristallo.
All’opposto troviamo il basso Carlo Malinverno, dai toni caldi e luminosi, propri della sfera celeste e illuminata al quale appartiene, grave nelle sue arie responsoriali, solenne nelle marce ieratiche.
Ottima anche l’interpretazione delle tre Dame della Regina della Notte, Amalia Scardellato, Eva Mabellini e Cristiana Fogli.
A dirigere l’orchestra l’acclamato maestro Bruno Vicoli.
Qualche perplessità solo sulla decisione di tradurre in italiano il recitativo.

OperaFestival 2008 ci attende adesso con nuovi imperdibili appuntamenti: il 15 luglio La Traviata di G. Verdi, regia di Emiliana Paoli (Boboli 8-23 luglio; San Galgano 15-19 luglio e 1- 3 agosto). A seguire, il 5 luglio, un match teatrale d’eccezione, Paolo Poli si esibirà in Favole , accompagnato dalle note del pianoforte di Antonio Ballista. Tra i concerti nell’Abbazia il 12 luglio Le Stagioni di A. Vivaldi (San Galgano 12/07; Villa Medicea 11 luglio; Chiostro di Cennano 13 luglio); il 23 luglio Il Laudario di Cortona (Chiostro di Cennano 16 luglio; San Galgano 23 luglio).
Per la sezione Danza, il 24 luglio gli artisti del BallettO di ToscanA Junior eseguiranno nella magica cornice di San Galgano, lo spettacolo ” Sulle tracce di Diaghilev ” – La Sagra della Primavera, Jeux, Lo Spettro della Rosa, coreografie di C. Rizzo, F. Monteverde e E. Scigliano.

Info su www.festivalopera.it

Samantha Russotto – ERBA magazine

Punto Giovani Europa

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